Come tutti, ho cominciato a leggere lo schema di decreto legislativo sulla riforma del processo civile che circola sui social (come è noto, i gruppi di lavoro hanno formulato delle proposte, ma le decisioni le ha prese soltanto il Ministero). Come tutti, avrò bisogno di tempo per approfondire e riflettere: la giustizia civile è una cosa seria e delicata, perché serve a garantire l’equita’ dei rapporti sociali. Non si può discuterne per slogan. Ad una prima lettura, le sensazioni sono spiacevoli. Sanzioni, multe, responsabilità aggravate: guai, a chi dovesse sbagliare. Mi domando: chi vive del suo stipendio, può correre il rischio di pagare, oltre le spese, una multa che può arrivare a cinquamila euro? Stiamo trasformando l’accesso alla giustizia in un privilegio per ricchi, oppure qualcuno è convinto che tanti avvocati propongano cause nella consapevolezza di avere torto, e quindi bisogna stangarli? E siamo certi che l’art. 24 della Costituzione lo consenta? E poi: ricordo male io, oppure alla sessione straordinaria del Congresso, a Roma, nel luglio dell’anno scorso, la Sig. ra Ministra aveva dichiarato che avrebbe accolto la richiesta degli avvocati di evitare di quantificare le sanzioni, per non indurre i giudici in tentazione? Probabilmente, ricordo male io. Ma la tentazione più forte sarà un’altra. Ricorrono in continuazione, in quel testo, le parole “sinteticità e chiarezza”: sostituiranno l’autosufficienza per negare giustizia ed evitare di studiare i fascicoli? Subiremo di nuovo l’umiliazione di una condanna della CEDU per eccesso di formalismo? Non dovrebbe andare così: la legge delega, al comma 17 lettera D vietava sanzioni sulla validità degli atti per la violazione dei criteri di redazione. Non mi sembra di averlo letto, nello schema. Ma confesso che quello che mi ha colpito di più, nella disciplina del giudizio di primo grado, è che il termine di comparizione è stato allungato a 120 giorni ma il giudice, nel fare le verifiche preliminari, può spostare l’udienza di altri 45: 165 giorni per arrivare alla causa pronta per la decisione sulle richieste istruttorie, invece degli attuali 170. Cinque giorni in meno: davvero ne valeva la pena? Certo, è evidente che si vuole che si ricorra di più al procedimento semplificato: non bastava aumentarne i compensi? Insomma, ad una prima lettura l’impressione è quella che ho provato quando ho letto le ultime dieci o venti riforme: si cambia tutto, ma poi non cambia mai niente
Antonio de Notaristefani