LE SPECIALIZZAZIONI, TRA COA E TAR

Che adesso cominciasse la stagione dei ricorsi, lo immaginavamo un po’ tutti; confesso però che non avrei ipotizzato che ad aprire le danze sarebbero stati alcuni COA, insieme con la Associazione degli studi di grandi dimensioni.
Ovviamente, non la finiremo mai di discutere se è meglio che le specializzazioni siano organizzate per macro aree, oppure per micro settori; ma il principale motivo di doglianza dei Coa, se ho capito bene, sarebbe che, imponendo loro di operare d’intesa con le Associazioni specialistiche maggiormente rappresentative, senza peraltro neppure sentirli, il Ministero avrebbe contemporaneamente leso la loro dignità, e violato la legge professionale, il cui articolo 9, nel disciplinare le specializzazioni, non avrebbe affatto previsto una sorta di tutela del genere.
Naturalmente, tutti hanno diritto di agire in giudizio a tutela dei loro diritti, ed interessi legittimi, e credo che, se quella censura venisse accolta, avrei qualche seccatura in meno. Ma è giusto valutare quelle lamentele.
Quanto al non essere stati ascoltati, è noto che il regolamento sulle specializzazioni forensi viene adottato dal Ministero “previo parere del Cnf” che viene eletto dagli stessi Coa: se dopo aver sentito il parere dei rappresentanti, era davvero indispensabile ascoltare pure quello di ciascuno dei molti rappresentati, forse esiste un problema nei meccanismi di rappresentanza, più che nel regolamento sulle specializzazioni.
Quanto al merito, io non credo che la necessità di una intesa, o la leale collaborazione tra colleghi, possa limitare le prerogative di qualcuno; ma in ogni caso, ricordo solo a me stesso che l’articolo 29, lettera E di quella stessa legge prevede che il Coa “promuove, ai sensi dell’articolo 9, comma 3, la organizzazione di corsi per l’acquisizione del titolo di specialista, d’intesa con le associazioni specialistiche di cui all’art. 35, comma 1, lettera S”. Oggi, anche quelle associazioni, pur essendo private, svolgono una funzione pubblica, attribuita loro dalla legge, e non dal regolamento ministeriale.
Adesso, sulla organizzazione di quei corsi, come ormai accade per tutte le questioni che riguardano l’ordinamento forense, deciderà un Tribunale (forse, converrebbe introdurne un’altra, di specializzazione: c’è lavoro a iosa); ma quello che mi ha colpito è stato sentire affermare che non bisogna preoccuparsi troppo perché, se verrà sospesa ed annullata la disciplina dei corsi, ci si potrà comunque specializzare per comprovata esperienza. E quindi, aggiungo io, a specializzarsi potranno essere soltanto i vecchi, e non pure quei giovani il cui inserimento professionale le specializzazioni avrebbero dovuto favorire: bel colpo, ragazzi!
Antonio de Notaristefani

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