NON RIPETIAMO GLI STESSI ERRORI

20.10.2020 – Audizione in Commissione affari costituzionali del Senato sul disegno di legge di conversione del decreto che, il 7 ottobre, ha (tra l’altro) prorogato sino al 31 dicembre la disciplina delle udienze da remoto, sia con la trattazione scritta che in videoconferenza. L’equilibrio che su quella regolamentazione era stato raggiunto, trasformando una imposizione in una scelta libera dei Difensori è ragionevole, e nella fase 3 tutto sommato ha funzionato, perché il personale amministrativo era in ufficio, e poteva aprire e lavorare buste ed atti. Nella fase 2, invece, disposizioni simili non erano riuscite ad evitare la paralisi, più o meno completa: la giustizia civile semplicemente ha smesso di funzionare, e la garanzia approntata dall’art. 24 della Costituzione è stata, di fatto, sospesa. Oggi, che i tempi bui stanno tornando, davvero si pensa di affrontarli con una disciplina che, in una situazione simile a quella che si prospetta, ha portato allo sfascio? Davvero si vuole un’altra paralisi? E perché, poi? Sarebbe così complicato adottare dei correttivi, ad esempio prevedendo che, sino a che il personale non potrà accedere da remoto al SICID le note di trattazione scritta siano facoltative, e possano essere scambiate mediante mail anche con il giudice, oltre che tra le parti? Possibile che nemmeno una pandemia riesca ad imporre soluzioni improntate alla semplicità ed alla efficienza, piuttosto che alle abitudini del passato?

Per questo, la semplice conversione di quel decreto non basta più: forse, poteva andar bene due settimane fa, non oggi che stiamo tornando indietro di qualche mese, ed occorre evitare di ripetere gli errori che abbiamo già commesso.

Errare humanum est, diabolicum perseverare: per carità, risparmiateci un’altra paralisi della giustizia!

 

Antonio de Notaristefani

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