Pubblica amministrazione, Giustizia e quel nodo da sciogliere

L’intervento di Mariarosaria Limitone

direttore amministrativo – Tribunale di Bari

Ho letto con attenzione quanto scritto dal Presidente dell’Unione Camere Civili su Gnews  circa l’efficienza degli uffici giudiziari.
L’argomento mi trova perfettamente d’accordo ma, ritengo, vada integrato con una attenzione all’aspetto amministrativo dell’amministrazione giudiziaria. Quando si parla di riforma della Giustizia, quando si discutono le problematiche giudiziarie, si ignora, quasi completamente l’aspetto amministrativo del problema, Si ignora, cioè, che l’amministrazione giudiziaria è un settore della Pubblica Amministrazione che dovrebbe rispondere agli stessi criteri che informano la stessa: trasparenza, efficienza, efficacia, economicità. Si ignora, quasi completamente, che della stessa amministrazione giudiziaria fa parte anche il corpo di dipendenti amministrativi, coloro i quali, sulla carta, sono stato organizzati per ruoli, competenze, conoscenze ed esperienze, al fine di costruire un servizio adeguato che eroghi “giustizia”, rivolto ai cittadini.

Questa, secondo me, è la questione primaria da discutere: oggi si può parlare di servizio giustizia rivolto al cittadino?
Esiste un’aspettativa di giustizia che sia esigibile dal cittadino?
Esiste un controllo effettivo sul risultato raggiunto e da chi è esercitato? Dagli stessi che erogano il servizio?
A chi ci si rivolge, il cittadino che non vede soddisfatto il proprio bisogno di giustizia?

I giudici non sono i soli protagonisti dell’amministrazione giudiziaria. Un tempo la figura del cancelliere (parlo di oltre vent’anni fa) era delineata quale notaio del giudice (tant’è che ci sono ancora ambiti civilistici, in cui il funzionario amministrativo giudiziario compie gli stessi atti di un notaio), chiamato ad attestare, registrare, certificare e custodire gli atti emessi dal magistrato.
Era una figura competente che conosceva, oltre i servizi di cancelleria e le norme speciali, prima di tutto i codici di procedura (civile e penale) perché chiamato a garantire la regolarità degli atti. Era colui il quale gestiva i servizi e le risorse, in ragione delle direttive che riceveva dal magistrato capo dell’ufficio, il funzionario pubblico che rispondeva al Ministero durante le ispezioni, circa la regolarità della gestione, e alle richieste del cittadino, per quanto era possibile senza l’assistenza legale. Sono testimone di quel periodo, perché sono un cancelliere in servizio dal 1987; ora quello stesso ruolo viene definito direttore amministrativo, ma di quel periodo non vedo che una traccia quasi impercettibile.

La normale evoluzione che mi aspettavo di quel periodo sarebbe stata l’implementazione dell’informatica e dei processi telematici, la trasparenza e la uniformità dei processi lavorativi; tutto a tutela della qualità degli atti amministrativi all’interno dei quali sono emesse le pronunce giudiziarie. E’ necessaria, anche se desueta, una formazione adeguata di chi assiste il magistrato in udienza, perché sia pronto a risolvere i problemi nell’interesse della celerità dei risultati (quelli della mia generazione hanno frequentato la Scuola Superiore delle P.A., prima di essere immessi nel ruolo), piuttosto che essere attenti ad assecondare i desiderata del magistrato, ciascuno diverso dall’altro, nell’esercizio delle sue funzioni.

Va introdotto il principio assoluto di organizzazione giudiziaria uguale e diffusa su tutto il territorio nazionale, finalizzata ad un servizio efficiente: è inaccettabile, per un paese civile che tutto si sacrifichi sull’altare della indipendenza della magistratura (perché costituzionalmente garantita) e della valutazione del magistrato, in ragione delle sue aspettative di carriera.

Una riforma seria degli uffici giudiziari deve interrogarsi sul contenuto del ruolo che deve svolgere il personale amministrativo negli uffici giudiziari, su che contributo può dare alla discussione di come migliorare i risultati del servizio giustizia. Se il personale amministrativo continua ad essere piegato al servizio del giudice (qualcuno ha parlato di funzione ancillare?!?), e la discussione sulle ipotesi di riforma viene animata solo da magistrati ed avvocati, i risultati non potranno che rimanere quelli evidenti.

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