Tribunali: domani Consulta decide su referendum contro i tagli

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(AGI) – Roma, 14 gen. – La Corte Costituzionale decidera’ domani se dare il suo via libera al referendum abrogativo della nuova geografia giudiziaria, la riforma entrata in vigore nello scorso settembre, che ha portato alla soppressione di circa mille uffici giudiziari minori in tutta Italia. Con un’udienza a porte chiuse, che si svolgera’ domattina, i 9 Consigli regionali che hanno presentato il quesito referendario potranno illustrare le ragioni del loro dissenso nei confronti del taglio dei tribunali minori. Ha gia’ annunciato una memoria alla Consulta, per sostenere la bonta’ della riforma, la Presidenza del Consiglio dei ministri, che sara’ rappresentata dall’Avvocatura dello Stato. Il quesito referendario contro la nuova geografia giudiziaria era stato depositato in Cassazione, come prevede la legge, il 30 settembre scorso, a distanza di pochi giorni dall’entrata in vigore della riforma, avvenuta il 13 settembre. La Suprema Corte ha dato il suo via libera al referendum lo scorso 12 novembre, ritenendo valido l’iter seguito dai nove Consigli regionali (Abruzzo, Basilicata, Puglia, Calabria, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Campania, Liguria e Piemonte) che hanno proposto la consultazione popolare. Si tratta della prima volta, nella storia repubblicana, che un referendum viene proposto attraverso l’iniziativa delle Regioni: l’articolo 75 della Costituzione prevede infatti che proposte referendarie possono essere avanzate con la presentazione di 500mila firme raccolte tra i cittadini oppure su istanza di almeno 5 Consigli regionali. Dopo l’ok della Cassazione, alla Consulta spetta il vaglio costituzionale del quesito: se ci sara’ il via libera dei ‘giudici delle leggi’, la chiamata alle urne per i cittadini dovra’ avvenire, come prevede la legge, tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. La Corte costituzionale ha gia’ affrontato la scorsa estate il ‘nodo’ della geografia giudiziaria: con la sentenza n.237/2013 depositata il 24 luglio scorso, aveva ritenuto legittima la chiusura dei ‘tribunalini’, tranne quelli situati nei Comuni capoluogo di provincia.

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